domenica 29 maggio 2011

Barzoni visto da sua moglie

Articolo tratto dalla Gazzetta del 27 maggio 2011

Cesare con la moglie Luisella
Da due mesi la sua faccia Luisella e Federica la vedono soprattutto sui manifesti in giro per il paese. Uno sguardo rapido, una scrollata di spalle e via di corsa. L'uomo trottola si è gettato in un'altra avventura, ça va sans dire. Prima di scaldare i muscoli, ha convocato sua moglie. Doveva saperlo per prima. «Mi ha chiesto solo se era una decisione davvero mia. 'Se è così io ci sono e t'appoggio, ma se lo fai per far piacere a qualcuno te lo scordi'».
Regole di casa Barzoni-Morelli. Che non vengono scalfite dalla spuma della campagna elettorale. «Io ho mille interessi, non riesco a stare fermo mai. Mangio bene, tanto che potrei fare la guida gastronomica e dormo tanto.

Lei che fa? Fa la moglie, che significa una sola cosa: che lavora alle spalle». Anche in ufficio, lo studio legale di cui Cesare Barzoni è titolare «e occhio supremo», scherza, ma non tanto, lei, socia con altri due colleghi. «Vorrebbe delegare, ci prova, ma in realtà è un accentratore - dice senza mezzi termini Luisella, tempra d'acciaio dentro un'aria di cannella - Lui controlla tutto, perché lo studio deve avere la sua impronta. Siamo liberi di lavorare ma lui vigila, sempre». E poi scrive i giudizi, come a scuola. "Da rifare" o "va bene". «Mi spazientisco con le domande sotto tono. Per me il "non sono capace non esiste". In fondo è il mio modo di metterli alla prova. Perché li stimo. È una dimostrazione di fiducia». La prova del fuoco Luisella l'ha passata subito, fresca di torta nuziale. Da Busto Arsizio l'ha portata nella casa di Viadana e l'ha gentilmente invitata a cimentarsi ai fornelli. «Era brava, per carità, ma faceva sempre 'sta cassoeula, il piatto della sua zona con carne e verdura. Molto buono, ma un po' peso, a dire la verità».
E Luisella cemento armato si è tirata su le maniche e ha cominciato a stenderlo di manicaretti giorno dopo giorno. «Di certo non è una che si limita ad aprire il sacchetto dei surgelati. In realtà non sta mai ferma. Quando è in casa lei c'è il vento». Lo stesso delle montagne che l'avvocato Barzoni ama tanto, dove va da solo perché Luisella non riesce a superare il dolore per suo padre morto proprio su un monte, e dove ha voluto arrampicarsi quando ha scoperto, nel 2003, di essere ammalato. «Prima di saperlo avevo questo impulso fortissimo a salire in alto, ero affranto e non sapevo perché. Volevo salire su, sulle cattedrali gotiche francesi e sui monti. Mi sentivo bene solo lassù». Ossigeno ancora oggi. «Lei mi aspetta a casa. E quando torno mi prepara il bagno. È il suo modo di essermi vicina e di superare l'ansia». Vicina, ma sempre dietro le quinte. «Ora ancora di più. Sto facendo praticamente la vedova bianca da due mesi». In casa, perché fuori tutto scorre uguale a prima. «A Viadana tanto non mi conosce nessuno. Non sono mai entrata in un bar». Troppe cose da fare: lo studio legale, la figlia da accompagnare a Parma al Conservatorio, la cura di casa Barzoni. «Fa tutto lei, si alza alle sei e mezza, ci prepara la colazione e intanto che mangiamo va a fare i letti. Prepara il pranzo, stira con la tivù di spalle, cura le piante e di notte fa le torte. Un turbine». In questo speculare a lui, che a cinque anni aveva già talmente sfiancato i suoi genitori da indurli a mandarlo a scuola un anno prima «così almeno mi sfogavo». Litigi? «Non ne abbiamo il tempo. Io mi sento davvero libero, posso andare dove voglio. Il Rotary, il rugby, la cava. Lei mi aspetta. Sta bene in casa tranquilla, ad organizzare la nostra vita. Tutto dev'essere perfetto. Io amo da morire la compagnia, sono andato anche al concerto dei Tokio Hotel con mia figlia, in mezzo a battaglioni di scalmananati e mi sono divertito tanto».

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